Servi di Maria

Reggio nell'Emilia fu stazione itineraria tra Modena e Parma; risale alla preistoria e fu Colonia o Municipio romano durante il secondo consolato di M. Emilio Lepido (Regium Lepidi), fu patrimonio della Contessa Matilde di Canossa (1076); fu Comune prospero e operoso tra il 1136 e il 1326; vi dominarono poi i Della Scala, i Gonzaga, i Visconti e gli Estensi; nell'ottocento fece parte di vari governi provvisori finché si unì all'Italia nel 1860. Reggio fu patria di: Guido da Castello de' Roberti, poeta che dopo il 1313 ospitò Dante; di Lodovico Ariosto (1474-1533); di Benedetto Ferrari (1597-1681), detto della Tiorba; di Antonio Pacchini anatomista (1668-1726); di Angelo Secchi (1818-1878), astronomo.
I Servi di Maria furono a Reggio Emilia nel 1313 in piccola Chiesa ed umile Convento, corredato soltanto da grande miseria. Ne fu fondatore, incaricato dai suoi Superiori, il padreFra Francesco di Donato da Siena, autentico santo, che il 24 Aprile 1313 chiese al Comune di Reggio il permesso per aprire una Casa dell'Ordine ed anche qualche aiuto per poterla mantenere; ottenne il permesso e 59 lire reggiane, con le quali i Servi comprarono un pezzo di terra su cui costruire la Chiesa, o meglio un Oratorio, in cui officiarvi e celebrarvi; l'Atto notarile   parla   di   « erigere  et edificare  un pubblico Oratorio nella città di Reggio dovunque vorranno il detto padre Priore e suoi successori salvo iure parochialis ecclesiae ».
Nel 1323, sotto il Generalato di Fra Pietro da Todi, troviamo, tra i Conventi che hanno pagato la tassa alla Curia Generalizia, anche il Convento di Reggio Emilia della Provincia Lombarda.
I Frati tuttavia navigavano in un mare di guai per la miseria che li rivestiva: nel Novembre successivo battevano i denti per il freddo, erano senza abiti né coperte, senza il necessario per la casa; esistevano soltanto le mura del Conventino per costruire le quali s'erano coperti di debiti; Fra Francesco ricorse nuovamente alla comunità chepietosamente gli assegnò altre 50 lire reggiane, somma ragguardevole che corrispondeva a circa ottomila lire dell'epoca.
L'Oratorio venne battezzato con un nome caro ai Servi di Maria perché ricordava loro il protocenobio di Firenze: la SS. Annunziata; il luogo dove venne costruito era detto « la \ara », nome derivante dal renone che lasciava sulle sue sponde il fiume Crostolo. La vita che i nostri Frati menavano allora era davvero edificante ed austera, sì che riuscirono, senza cercarlo ma con tutta semplicità, a conquistarsi tanta stima presso quelle popolazioni che, d'accordo con esse, il Capitano del popolo Paolo Ghisleri da Bologna nominò due di essi Frati a raccogliere i voti del Consiglio Urbano nelle pubbliche votazioni ogni volta che si rendeva necessario l'intervento dei Religiosi.
Nondimeno il Convento si manteneva nella più nera miseria e le sue entrate erano così piccole che a malapena poteva sussistervi un piccolissimo numero di Religiosi: questo per ben lungo tempo; si può dire quasi fino all'inizio del '500 quando  la   B.   Vergine   volle   mutare   la condizione   di  questi   suoi   Servi   in   un modo felicissimo.
Tuttavia non mancarono donazioni e lasciti a favore della Chiesa che, nel 1376, potè, coll'aiuto del popolo, essere radicalmente restaurata, come pure la casetta dei Frati in cui vivevano otto Religiosi, due dei quali erano Fratelli così detti Conversi.
Il primo Oratorio era situato dove ora è la prima Cappella a destra entrando in Chiesa; era dedicata alla SS. Annunziata ed aveva diversi Altari tra i quali uno intitolato a Sant'Alessio.
Gli Annali dei Servi di Maria riparlano della Chiesa della Ghiara quando giungono al 1596; comunque per quasi un secolo non troviamo altre memorie, finché, nel 1473, il Priore dei Servi chiese al Comune di poter edificare una Cappella per i Confratelli della Compagnia dei Servi, o della Santa Croce, o della Morte che aveva per scopo l'assistenza religiosa ai condannati a morte; quest'Oratorio sorse nel 1478 e divenne un piccolo museo che conservava opere d'artisti insigni, tra cui il Reni (un Crocifisso), e venne fatto demolire nel 1783 da Ercole III d'Este.
Riguardo a Compagnie, già all'inizio del '600 doveva essere stata costituita la Compagnia dell'Abito della Madonna, ora Terz'Ordine; troviamo infatti a quell'epoca una stampa in proposito: « Clemente Papa Ottavo alliServi di Maria che portano l'habito della Compagnia, eretta all'Altare della Madonna  di  Reggio,  nella Chiesa dei Servi... In Bologna, G.B. Bellagamba, 1602.
Nel 1498 questa prima Chiesetta dei Servi era fatiscente e malandata; nel 1508 minacciava rovina, cosicché i Frati decisero di erigerne una nuova più capace che fu pronta nel 1517, era ad una sola navata ed aveva 11 Altari tra i quali uno detto « del soldato » perché fatto erigere per voto alla Madonna da un ex prigioniero di guerra; daricordarsi per quel che seguirà in relazione all'Immagine della Madonna della Ghiara, il muro fatto costruire dai Frati nel 1507 dietro l'abside della Chiesa a recingere il loro orto; la Comunità cittadina deliberò per ancora 40 anni circa contributi per la manutenzione della Chiesa e del Convento i cui abitanti rimasero per il momento sempre poveri tanto da ottenere dal Card. Camerlengo di S. Chiesa Ascanio Sforza (f nel 1505 di péste a 50 anni) l'esonero dalle decime e da Leone X, Signore di Reggio, nel 1519, un ordine perché fosse data « ai Servi di Maria di Reggio una pezza di panno nero come si fa con le altre religioni mendicanti.
A conferma della stima di cui godevano i Frati Servi di Maria in Reggio, ricordiamo che il p. Fra Giovanni Andrea Ferrabò da Ferrara fu invitato a Reggio a tenere la Cattedra di belle lettere « dal Priore dei Servi e dagli anziani del nostro Comune » nel 1479 e poi, di nuovo, nel 1481.
Siamo giunti al momento del sorgere della grande devozione alla miracolosa Immagine della Madonna della Ghiara: si era nel 1596 e fu quello un anno di grande miseria per la città di Reggio Emilia e per le sue campagne attanagliate dalla carestìa causata dalle avverse condizioni metereologiche di quell'anno; i nostri Frati non potevano certo sottrarsi a quei patimenti perché non potevano sperare aiuto dalla gente del luogo più povera di loro, tanto che, per non morire di fame, stavano considerando seriamente la necessità di abbandonare quel Convento e rifugiarsi in altri più fortunati; prima però di prendere una decisione così grave vollero tentare altre possibilità per salvarsi: anche pignorare o addirittura vendere tutte o parte delle sacre suppellettili; già avevano portato al Monte di Pietà, per potersi comprare gli alimenti indispensabili, tutti i calici, fuori che unoun po' alla volta per andare avanti giorno per giorno; stavano già anche contrattando con la Confraternita della Santa Croce, la vendita di una parte del loro orto per la costruzione del suo nuovo Oratorio; per questo sarebbe stato necessario abbattere un muro di cinta dell'orto stesso sul quale si trovava, affrescata ma assai svanita, una Immagine della Madonna; dinanzi a questa possibilità i Frati erano estremamente titubanti e indecisi perché addolorati, giacché ai suoi piedi ad ogni ora del giorno sostavano devoti in supplice orazione.
Il progetto infatti rimase ineffettuato; quella devota figura fu in seguito di grande vantaggio sia ai Religiosi che alla devota cittadinanza. Abbiamo detto che l'Immagine era svanita per essere stata esposta per tanto tempo alle intemperie senza alcuna protezione, in tal maniera che, nel 1542, dell'affresco non restava quasi più niente e si intravedeva soltanto la figura senza che per questo diminuisse la devozione del popolo, così che, in certe ore del giorno vi si adunava una piccola folla di pie persone a pregare; tra queste si distingueva un venerabile Sacerdote di Parma, certo Don Pietro Silvi, il quale non lasciava passare giorno senza soffermarvisi a pregare assai a lungo; con lui e con pari devozione frequentava il luogo un distinto Signore, certo Ludovico Pratissuolo della nostra Chiesa di Reggio; egli decise di provvedere a sue spese, nel 1575, alla ricostruzione completa del tabernacolo e di fare ridipingere l'Immagine non sul vecchio disegno, ma di rifarla nuova; per questo ne fece fare una copia fedelissima ad un famosissimo pittore di Novellara, certo Lelio Urso, che tracciò le linee essenziali della figura; poi passò l'incarico ad un'altro pittore che esercitava in Reggio e che conosceva alla perfezione l'Immagine da riprodurre; egli, di nome Giovanni Bianco detto Bertone, era uomo piissimo e si era dedicato in particolare alla pittura di figure della Madonna e lo faceva con tanto amore e tale devozione come se esprimesse in quell'arte la sua vita di preghiera; nell'anno suddetto egli dipinse, sul modello che gli era stato presentato e sul filo della sua conoscenza personale, con l'impegno di tutta la sua arte l'Immagine della Madre di Dio e la rappresentò seduta per terra, con aria modesta, le mani giunte e il suo figlioletto invece con le mani aperte, adorato profondamente dalla madre, secondo la spiegazione della didascalia: quem genuit adoravit.
Un racconto minuzioso sulle origini della devozione a questa Immagine lo ha lasciato in un suo opuscolo un Parroco reggiano del '600, Don Michele Tagliavini; qui egli ci dice che nel 1594 con sua madre, vedova, e la sorella andò ad abitare presso l'orto dei Frati Servi di Maria e che lì vicino era l'Immagine della Madonna che poi descrive; ci dice che fu loro affidata la cura della stessa Immagine, ornandola di fiori e di lumi... ; « e un giorno occorrendo batter con un martel un picciolo chiodetto, cascò un poco di pittura dal petto della Vergine e vi restò una piccola macchia la quale viene al presente coperta da una gioia che le pende dal collo » (questa macchia nell'affresco è ancora visibile); descrive la fede delle moltitudini e le testimonianze portate in prova di fatti miracolosi, richieste dall'autorità ecclesiastica e il processo di ampliamento dell'edicola: « Il giorno della  Nonciata   nel   quale   da   noi   erano stati accomodati certi scabelli con i suoi tapeti sopra cominciorono molte persone fermarsi et fare oratione, anzi avendovi noi posta una casseta per raccogliere quei denari... si raccolsero quel giorno con tutto che quasi sempre piovesse diecisette lire, la settimana santa e le feste di Pasqua se ne raccolsero cento in circa. Onde riavendo noi centodiecisette lire  andassimo a ritrovare Fra Angelico da Reggio e li dicessimo che desideravamo che fosse fatta una picciola Capella...; il Padre non sapendo che noi havessimodanari per far questa spese rispose che il Convento suo non poteva far questo per il gran bisogno e che i Padri non solo non havevano i danari ma ne anco pane per sostenersi e che se non fossero stati aiutai dalli suoi parenti, massime che erano tutti da Reggio, sarebbero sforzati serrare il Convento e partirsi tutti dalla città ». La vedova lo rassicurò e con i denari già raccolti ed altre offerte l'edicola fu terminata per la Pasqua del 1596 e « incontinente fu segata la muraglia dal detto mastro Pietro e con ogni diligenza instuccata e accomodata in maniera che benissimo si portò in processione su per la Giara e poi... fu collocata  nella  fabricata  capella  la  quale fu serrata subito... ».
Gli Annali dell'Ordine narrano la nascita della Cappella con minore quantità di particolari, mentre sottolineano la speciale devozione dei fanciulli: « essendo stata restaurata l'Immagine della Madonna, se ne accrebbe anche la devozione specialmente tra i fanciulli i quali solevano adunarsi intorno ad essa sull'imbrunire con numerose fiaccole accese e cantando inni e laudi, tanto che il p. Fra Angelo da Reggio che aveva cura della Chiesa, cominciò anche a preoccuparsi dell'aspetto esteriore della medesima molto malandata e per conservare più decorosamente ed in miglior modo l'affresco lo protesse con un tabernacolo e lo fece circondare da uno steccato; qui, un po' alla volta, i fedeli cominciarono ad accendere ceri votivi e ad appendere tavolette di riconoscenza »; si era nel 1596.
Parve un prodigio come cominciarono ad affluire masse di pellegrini ed offerte in gran copia, ornamenti preziosi, oro, argento e somme di denaro in poco tempo, tanto che il Comune, d'accordo con i Frati, costituì un Ente formato da civili e Religiosi incaricato della custodia di tali ricchezze; nello stesso anno venne affidato il compito all'Architetto Alessandro Balbo da Ferrara per la costruzione di una nuova Chiesa; l'anno dopo, il 6 Giugno 1597 il Duca di Ferrara Alfonso II con la moglie Margherita Gonzaga, accogliendo l'invito delle autorità cittadine, dopo aver fatto preparare un terreno a questo scopo, si recò a Reggio Emilia per la posa della prima pietra; alla cerimonia partecipò tutta la città con a capo il Vescovo, il Clero e gli Ordini Religiosi seguendo le cerimonie di rito. Dopo la benedizione del Vescovo, lo stesso Duca pose nelle fondamenta la pietra di marmo che racchiudeva una moneta d'oro ed una d'argento dell'epoca con il relativo documento descrittivo.
La Chiesa, senza averlo chiesto, divenne in breve un Santuario frequentatissimo cui accorrevano folle di fedeli, Confraternite di ogni tipo, Vescovi, gentiluomini, Principi; le offerte aumentavano ed il Vescovo pensò d'intervenire per la loro amministrazione; i Servi si sentirono menomati nel loro diritto d'esenzione, il Vescovo pensò di trasferire l'Immagine in Cattedrale e i Servi ricorsero alla Santa Sede; il  Papa  Clemente  Vili,   col   suo   Breve del 26 Agosto 1597, sanzionò i diritti dei Frati; ci furono poi delle commissioni miste, ma i risultati non furono soddisfacenti; la pecunia crea sempre dei guai; i Servi si associarono dei laici per prudenza e per opportunità, ma ciò creò soltanto delle difficoltà.
Tuttavia, a parte le inevitabili incomprensioni causate dal traffico del denaro, sotto la spinta devozionale del Vescovo della città Rangone, il 10 Novembre 1596 una processione veramente trionfale interessò tutta la città e per la prima volta il Vescovo stesso celebrò la S. Messa nella nuova Chiesetta; da notare che facevano parte icosidetti carri trionfali nel corpo della Processione, macchine mastodontiche costosissime, non certo manifestazioni di pietà ma spettacolo seicentesco di umana ambizione mista a fanatismo religioso, e questo mentre in città e in tutta la regione imperversava la più paurosa carestia accompagnata, naturalmente, dalla più nera miseria.
Abbiamo detto che in modo speciale i fanciulli erano attirati da un misterioso influsso verso questa pietosa Immagine della Madonna: il 29 Aprile dello stesso anno 1596 un ragazzo sordo-muto di circa 15 anni, oriundo della Garfagnana, povero tra i poveri, garzone di un macellaio, ebbe la sua grande giornata di grazia: egli passava spesso gran parte del giorno, e a volte anche della notte, a pregare dinanzi a quella bellissima Figura; alla data suddetta pronunziò chiaramente le parole: Ave Maria! ci sentì e parlò: il miracolo dopo rigoroso processo apostolico, fu riconosciuto autentico dalla Santa Sede. Quasi contemporaneamente, il 28 Maggio, un'altro ragazzo, di Castelnuovo di Parma, guarì in modo innaturale della stessa grave infermità. In seguito a questi avvenimentistrepitosi, con l'intervento della municipalità, vennero fatti i lavori ed ebbero luogo le straordinarie manifestazioni che sopra abbiamo   descritto;   inoltre   la   comunità di Reggio; segnaliamo, tra i più celebri i seguenti: Maestro Fra Teodoro Ripa da Milano, M° Fra Cristoforo da Siena, M° Fra Apollonio Paini da Bologna, M° Fra AntonioVivoli da Corneto, M° Fra Marcello Raffaelli da Perugia, Fra Enrico Antonio Borgo da Castelnuovo, M° Fra Arcangelo Giani da Firenze che predicò la quaresima nella Chiesa di San Prospero e, stabilì l'erogazione di 500 ducati d'oro per provvedere alle prime necessità scaturite dagli eventi eccezionali; il pubblico araldo annunciò al popolo il solenne triduo di festeggiamenti: Sabato, Domenica e Lunedì; i debitori non solventi vennero assolti dal loro impegno e venne anche liberato un carcerato. La Religione dei Servi non mancò di partecipare alle celebrazioni e per diversi anni s'impegnò a provvedere i migliori suoi Predicatori nella Chiesa Cattedrale e nella nostra Chiesa nel   pomeriggio   delle   Domeniche,   nella nostra Chiesa.
E' logico che in un così grande Convento con una Comunità tanto completa sotto tutti i punti di vista si addicesse la qualifica di Casa di formazione per le giovani reclute aspiranti alla vita religiosa; in data 7 Settembre 1614 la Provincia Lombarda  decise  di  riunirvi l'unico Noviziato; la stessa Provincia era composta alla data suddetta di 23 Conventi in cui vivevano 168 Frati Professi dei quali 118 Chierici e 50 Fratelli Conversi, mentre il numero normale avrebbe dovuto raggiungere le 240 unità; nella stessa occasione fu deciso che i giovani studenti Professi avrebbero trovato il loro soggiorno nei Conventi di Milano, Parma e Montecchio.
Per quanto concerne i fatti miracolosi avvenuti da quei giorni in poi, in Reggio e nei dintorni, invocando l'aiuto della Vergine, sarebbe cosa troppo lunga il raccontarli; il Giani (Annali O.S.M.) ne enumera ben 53, scelti tra quelli più sensazionali: guariti sordomuti, ciechi, paralitici, moribondi di ogni genere, maculati per cadute lebbrosi, energumeni, miserabili provvisti miracolosamente del necessario, e così di seguito.
Dopo non molti anni dalla sistemazione provvisoria dell'Immagine nel piccolo Oratorio, nel 1616 venne costruita la nuova Chiesa per dare una nuova sede più decorosa alla detta Immagine e, per quanto non perfetta, si presentava come una vera Chiesa; qui il 12 Maggio venne trasferito l'affresco con grande solennità e, per l'occasione, furono dati alle stampe due opuscoli: « Relazione d'Alfonso Isachi intorno l'origine, solennità, traslazione e miracoli della Madonna di Reggio » (Sac. A. Isachi da Reggio Emilia) e « Veridico racconto dell'origine, processi e miracoli della Madonna di Reggio » di Fra Cherubino  Ranzani  da  Reggio  Emilia O.S.M.
Nel 1623, con Decreto di Papa Gregorio XV dato a Roma il 10 Febbraio 1623, secondo del suo Pontificato, l'Altare del   SS.   Sacramento   nella   nuova   Chiesa della Madonna della Ghiara venne dichiarato privilegiato, ad instar di quello della Chiesa di San Gregorio di Roma.
Come abbiamo accennato, era stata costituita, quando cominciarono ad affluire abbondanti offerte al piccolo Santuario ed allo scopo di una più onesta e palese amministrazione di questi beni, una associazione cittadina cui competeva questo incarico; nel 1636 fu stipulato un accordo tra i PP. Servi di Maria di Reggio Emilia custodi del Santuario ed il Comitato suddetto onde fosse rispettata la pacifica conduzione di questa ricchezza della Chiesa, per il suo decoro e la tranquillità di tutti; per conto dell'Ordine firmò il p. Maestro Fra Angelo Maria Berardi, Procuratore Generale, e per parte della Comunità cittadina il Sig. Vincenzo Gambazzocchi-Rollo ed il Sig. Boccaccio Orazio; il Papa Urbano VIII sanzionò il contratto in data 26 Giugno 1636 e gli accordi vennero stampati e pubblicati in italiano a Reggio E. nel 1682.
Si possono consultare in Archivio dell'Ordine i due Brevi della Congregazione dei Vescovi indirizzati al Vescovo di Reggio che dirimono ogni malinteso e che così riepiloghiamo: per quanto all'inizio, prima che i fatti miracolosi attribuiti all'intercessione della Venerabile Immagine della Ghiara, alla S.V. venisse concesso l'incarico di soprintendere « alla cosa delle limosine et sodisfattioni di Messe », tuttavia, ora che le cose sono chiarite ed ogni questione in proposito risolta, « stando la sacra Imagine nel muro del Convento di detti Padri Serviti, che per li loroprivileggi sono esenti dalla giurisdittione dell'Ordinario », viene determinato che l'amministrazione delle elemosine, offerte di Messe ed altre oblazioni sia lasciata liberamente alle cure degli stessi Padri. Questo in data 21 Luglio1597. Il Vescovo pare abbia continuato a fare opposizione; la Congregazione, in data 17 Giugno 1602, gli replicò: « ... che si contenti di ubbidire et lasciare alli Padri Serviti l'amministrazione   libera   della   Chiesa   et obblationicome l'è stato scritto, così esseguisca senza altra replica ».
Malgrado queste precise disposizioni, le cose non furono ancora molto chiare per quanto riguardava la costruzione e manutenzione delle Cappelle, degli Altari e delle sepolture; difficile separare nettamente le competenze dei Religiosi e dei laici, per cui il 27 Gennaio 1634, il Generale p. Fra Dionisio Bussotti, nel Capitolo di Reggio, stabilì delle regole ben precise in quasi una ventina di punti sulle competenze degli uni e degli altri. Il tutto però era stato ben studiato dal Capitolo dei Padri e messo sotto forma di Capitolato, sottoposto all'approvazione del Cardinale Protettore.
Riassumiamo in poche parole la vertenza economica che détte origine alla «Congregazione laica » introdotta nella nostra Chiesa di Reggio: 6 Maggio 1596: i Servi in prova della loro fedeltà e per ottenere il suo concorso nella costruzione della Chiesa, consegnano le chiavi delle cassette delle offerte alla Comunità di Reggio - il Vescovo pretende il trasferimento dell'immagine in Cattedrale; i Frati si oppongono ed egli si prende le offerte e, il 22 Luglio 1596, scrive alla Congregazione per il processo sui miracoli, ne ottiene l'approvazione e l'incarico di eleggere una commissione di 2 laici e 2 Frati per amministrare le offerte abbondantissime  -   la   Comunità   di  Reggio,  rimasta esclusa dall'Amministrazione, reclama presso il Duca di Ferrara ed ottiene, per suo intervento, da Roma che l'elezione dei due laici sia fatta non dal Vescovo ma dal Consiglio della città: 4 Novembre 1596 - i Servi di Maria invocano da Roma l'applicazione dei loro privilegi come Regolari esenti ed ottengono anche in questo caso l'esenzione della giurisdizione dell'Ordinario: 22 Luglio 1597 - al Vescovo renitente viene rinnovato l'ordine il 27 Agosto 1597; segue un Breve del Papa e il Vescovo obbedisce - i Frati nondimeno conservano ai due laici la facoltà di amministrare con loro le offerte e nasce così la Congregazione della Fabrica della Madonna de' Servi di Reggio - questa, con le offerte abbondanti, iniziò la costruzione del grandioso Tempio della Ghiara e la ricostruzione del nuovo Convento, abbattuto il vecchio - inoltre nacque in seguito un'altra Congregazione detta Laica, formata dai soli due membri laici della predetta nel tentativo di escludere ancora una volta i Frati dall'Amministrazione dei beni del Santuario; non sembra però che tale Congregazione riscuotesse la stima dei cittadini né che sia andata molto lontano.
Pochi anni dopo, nel 1660, in questo Convento ebbe luogo una importantissima riunione dell'Ordine che testimonia della validità che in seno al medesimo aveva nel frattempo raggiunto: la Dieta Generale dei Servi di Maria. In quell'anno i Servi di Maria avrebbero dovuto tenere i loro Capitoli Provinciali, ma, come era già avvenuto nel 1658, a causa delle innumerevoli difficoltà di carattere economico e politico, il Papa, con suo indulto, autorizzò il Generale, che era il p. Fra Callisto Puccinelli, a dispensare le Provincie nelle varie Regioni d'Italia dalla celebrazione dei detti Capitoli e a radunarsi invece a Reggio Emilia per la suddetta Dieta il 30 Maggio e ad essa dovevano intervenire solamente i Priori Provinciali, i Soci Provinciali ed i Definitori Generali, nonché i Vicari Provinciali della Corsica e della Sardegna. In questa assise vennero definite e stabilite tante cose, come e forse più che in un Capitolo Generale; ne riassumiamo le più importanti: prima dell'Ufficio Divino e della S. Messa si prescriveva la recita della prima parte dell'Ave Maria - coltivare la devozione alla Vergine Addolorata nelle predicazioni e promuovere una solenne Processione annuale in suo onore nella Domenica di passione o altra data da stabilirsi; così pure una processione all'interno della Chiesa ogni terza Domenica del mese; infine la statua dell'Addolorata deve completarsi con   le   sette   spade   -   il   celebrante,   alla  S. Messa, deve accedere col capo coperto d'amitto e non della berretta - i nomi dei Frati defunti dovranno essere elencati in appositi registri con alcuni cenni biografici e la loro morte essere comunicata alle altre Provincie per i suffragi - il p. Generale, nella visita canonica, sarà ricevuto con tutti gli onori spettanti agli Ordinari - i giovani studenti e fratelli Conversi dovranno comunicarsi almeno una volta la settimana e tutte le Domeniche e Feste (con l'abito religioso completo, cioè cappa ecc.) - i Novizi dovranno mantenersi a proprie spese e, se di famiglia indigente, a spese del Convento di figliazione per metà e l'altra metà a spese del Convento di Noviziato - il p. Maestro dei Novizi farà parte delDiscretorio del Convento e dopo 10 anni d'Ufficio avrà diritto a partecipare al Capitolo Provinciale - per i Fratelli Conversi si stabilì che dovessero esercitarsi negli Uffici più umili e, almeno per un anno, in cucina; proibito ad essi di portare lo zucchetto fino ai 40 anni - si puntualizzarono i programmi d'esame per gli ordinandi, i confessori ed i predicatori; per questi ultimi si stabilirono le norme da osservare allorché si sarebbero trovati fuori dei loro Conventi ed i privilegi goduti nella loro casa - i Frati, non ammalati, obbligati alla presenza in coro ed alla mensa comune • si stabilirono anche le norme da osservarsi nel portare l'abito in casa ed in viaggio
i permessi per uscire di casa - le assegnazioni alle famiglie conventuali - norme per le Visite canoniche - fu anche cambiato il nome di Socio provinciale (ut non vilescat) in quello di Consultore della Provincia - furono stabilite le norme per l'elezione del Priore Conventuale e le sue competenze - furono incluse nella Costituzione la Provincia di Spagna e Germania
furono eletti gli storici dell'Ordine nella persona del p. Fra Arcangeli Amadio da Bologna e di p. Fra Giuseppe M.Ciguardi da Milano - fu vietato di dare rappresentazioni nei Conventi alla presenza dei secolari - furono stabilite le tasse da pagare dalle Province per la costruzione del Convento di San Marcello in Roma e finalmente - precisate le norme per la creazione dei Maestri in Teologia. Il Papa Alessandro VII, il 23 Febbraio 1661, approvò e confermò quanto deciso in eccedenza ai poteri dei Padri Capitolari.
Dalla relazione presentata alla Congregazione dei Vescovi e Religiosi, come tutti gli altri Conventi, firmata il 13Marzo 1650, da noi spulciata, possiamo riportare le seguenti notizie concernenti il Convento della Ghiara ma che possono presentare un interesse di carattere generale, anche per farsi un'idea della vita conventuale di quei tempi; intanto riportiamo le informazioni sull'origine che in qualche modo abbiamo già letto: « Il Monasterio de Servi dellamiracolosissima Madonna situato nella città di Reggio in Lombardia (ossia: appartenente alla Provincia Lombarda dei Servi) fu eletto l'anno 1313 con il consenso et autorità di Mons. Guido Baisio Vescovo di detta città, il quale concesse facoltà al P. Fra Francesco Priore et alli successori di erigere, fabricare e possedere Chiesa e Convento nella città medesima con tutte le giurisdizioni solite e consuete... Non v'intervennero patti, né obligationiperché il sito con terreno e casamenti per fabricare detta Chiesa e Convento fu in più volte acquistato dalli frati medesimi con loro denaro... E di struttura assai honesta, avendo principalmente una Chiesa sontuosissimafabricata con oblationi de Principi e di popoli devoti alla miracolosissima Imagine di nostra Signora adorante il Divino Figlio; fatta in vòlto, in crociera, con cuba superba coperta di piombo e con torre non finita, ma di campane fornitissima. E tutta di fuori contornata di cornici diverse, capitelli, e base di marmo veronese, al di dentro i volti sono messi a figure e lavori di gesso, con quadroni di pittura et il tutto con le spalliere fino a terra è profilato d'oro a mordente. Oltre all'aitar maggiore simplice alla romana vi sono in Cappelle d'oro e pitture adornate otto Altari fini divarii colori, tutti eretti, e parte dotati da diversi benefattori, compreso quello dell'Ili.ma Communità (la città). Il Sacrario della Santa Imagine è di lastre d'argento. Vi sono due Sagrestie, una per custodir l'argenterie e sacre suppellettili, et un'altra per l'uso de' Sacerdoti; si fa conto che vi siano stati spesi più di duecento mila di paoli. IlMonasterio poi nel di fuori ha su la strada grande un bel portico, sopra di cui è il granaro, di dentro ha il primo chiostro di tre ale, et il secondo di due, fabrica imperfetta... ha in tutto tra camere, camerini, studioli, stanze 52 finite e fatte in buona parte col deposito di Padri particolari anco viventi, e 5 non finite, et in oltre ha luogo separato perNovizij, quando vi sono, con stanze 4 grandi, due piccole, Oratorio et orticello chiuso. L'anno 1628 dal Padre Provinciale di Lombardia li fu assegnato il numero di Sacerdoti 14, Chierici 5, Conversi 9 in tutto bocche 28. Ma l'ordine poi si è alterato... In quest'anno vi si truovano 27 figli della casa (15 Sacerdoti, 3 Chierici, 9 Conversi), dei quali sei sono assenti = n. 21, però vi si trovano presenti di famiglia ma non figli del Convento: 4 Sacerdoti, 6 Chierici, 1 Converso ed un Laico servente per un totale di 33 bocche ».
La relazione passa poi ad enumerare i capitoli d'entrata per il mantenimento di tutte quelle bocche; tralasciando i particolari per osservare che le terre del Convento sono condotte a mezzadria, che si coltiva il gelso per l'industria del baco da seta e si allevano greggi di pecore, che tra i campi esiste anche un Oratorio profanato e che il Monastero possiede alcune botteghe in città; però, contro tutto questo ben di Dio si trova una situazione economica molto pesante per voci passive onerosissime tra le quali, oltre le inevitabili, vi sono impegni di SS. Messe da celebrarsi con offerte inadeguate «... sì per evitare le mormorazioni delli obligati che tassano d'ingordigia l'ecclesiastici che ricevono giusto stipendio, si anco per non entrare in lite con quelli, o con li Sacerdoti secolari mandati da essi a celebrare nella Chiesa de' Padri »: v'è anche il guaio delle «... guerre passate per tutto il  tempo  della  contribuzione  alli   alloggi militari... » in cui si fa cenno al flagello causa anche della indisciplina conventuale, dell'obbligo di ospitare nel Convento le truppe con il codazzo di servitorame maschile e femminile e tutto il resto; v'è un canone da pagare ogni anno «... alla Commenda di Malta nella Chiesa di S. Stefano di Reggio per sito a lei dato »; v'è la tassa della macina del grano; vi sono le tasse ai Superiori per Capitoli, viaggi ecc.; vi sono le spese di restauro e manutenzione dei fabbricati enormi; le tasse «... per concorrere alle manutenzioni di strade, ponti et acquedotti et a ripari ecc.. »; vi sono le spese per il vitto ordinario di tutte le bocche da sfamare che di solito sono 36 e che, si nota: è un « ... vitto scarsamente somministrato »; vi sono le spese per rivestire tutta questa gente e che, notiamo noi, non sono uguali per tutti, «... scudi 12 per ogni Sacerdote, scudi 6 per ogni chierico e Converso, scudi 8 per il servente laico »; spese per le onoranze ai Superiori, per le cavalcature, per l'ospitalità dei pellegrini, frati e laici, «... che vengono alla Santa Imagine amorevoli... »; spese « ... per limosine ogni Venerdì in generale a tutti li poveri della città, et anco alli Frati e Suore mendicanti, oltre a quelle che si fanno quotidianamente anco alli pellegrini e stranieri mendìci... »; vi sono poi le spese ordinarie di ogni genere, per cui il tenore di vita dei frati non può considerarsi buono, anzi, semmai il contrario; però negli ultimi sei anni, dal 1646, ci fu un piccolo risparmio perché, morti due frati, non furono sostituiti e quindi minori spese, come si racconta: «... perché in questi sei anni ultimi precedenti a cagion delle guerre, carestie e morti de' Frati, in vece di tener li consueti 18 Sacerdoti supposti nel dato carico, se ne sono tenuti solamente 16... si è risparmiata la spesa... » e « ... in vece di 6 Chierici supposti se ne è tenuti solamente 4 e si è risparmiata la spesa di due... ». La relazione è firmata dal p. Priore Fra Claudio Tirelli, dal p. Fra Domenico Ferreri Teologo Pubblico e Definitore e dal Sindico p.Fra Francesco Gramigni.
Una cosa che premeva molto ai Frati del Convento della Ghiara, data anche la sua qualifica di Casa di Studio, era di provvederlo di una degna e valida Biblioteca; un documento, non datato ma presumibilmente da attribuirsi ai primi decenni del '500, attesta che i Padri, riuniti in Capitolo e tutti concordi, decisero, magari contraendo degli impegni finanziari, una nuova sede per una nuova libreria da costruirsi di sana pianta.
Col passare degli anni la devozione alla Madonna della Ghiara si andava accrescendo tra le popolazioni e la fama dei miracoli avveratisi dal 1596 in poi dilagava nelle regioni facendola conoscere in ogni parte della Romagna e fuori; i Reggiani non dimenticavano la protezione della Vergine e ricordavano in modo speciale di essere scampati alla famosa e terribile pèste che nel 1630 decimò le popolazioni italiane (per questa grazia fu fatto il voto dalla Comunità di Reggio di offrire ogni anno cento once d'argento); anche la carestia del 1648 fu causa di sofferenze indescrivibili in gran parte del paese mentre a Reggio E. non fu avvertita; nel 1655 furono gli spagnoli a tentare l'assedio alla città, che però ne fu salva; infine la città riconobbe di essere uscita immune dai terremoti e le altre pestilenze degli ultimi anni; per questo motivo, in un comizio generale tenutosi nel 1672 da tutto il popolo con a capo i dirigenti della città, venne decretato, in segno di riconoscenza, che l'Immagine della Madonna della Ghiara si doveva solennemente incoronare. All'inizio dell'anno successivo, 1673, venne formata una commissione mista di personalità illustri e del popolo per organizzare e procedere alla detta cerimonia e, prima di tutto, alla raccolta dei fondi necessari ai festeggiamenti che si volevano veramente ricordevoli; dovevano invitarsi, oltre gl'indigeni, le popolazioni forestiere e specialmente le confinanti. Tramite anche l'intervento del Governatore della città il Marchese Giuseppe Montecuccoli, i Serenissimi Principi dettero il loro consenso a queste celebrazioni e la Duchessa firmò il Decreto stabilendo che la cerimonia fastosa venisse celebrata il 13 Maggio dell'anno seguente 1674 e, affinché potessero trovarsi presenti numerosissimi Religiosi, il p. Generale Lucchesini fissò per la stessa data in quel Convento il Capitolo Provinciale con grande soddisfazione del Vescovo, della Curia e di tutte le autorità cittadine; la data scelta rimase un po' incerta per la notizia giunta posteriormente delle nozze che nell'intervallo dovevano celebrarsi tra la figlia del Duca e il Principe di Jorck; poi tutto fu appianato e la data rimase.
Pregato dai cittadini, il Duca di Reggio esonerò per quell'anno (e il favore si ripetè per alcuni anni) i suoi sudditi dal pagare il tributo di 150.000 lire circa per concorrere alle spese delle celebrazioni.
Giunto il tempo, ebbe luogo la cerimonia tanto attesa e si svolse in modo veramente regale alla presenza dei Duchi di Modena e tanta altra nobiltà; ognuno aveva il suo seggio o il suo trono; su un supporto a parte si trovava la preziosa corona tempestata di gioie e pietre preziose; l'aria risuonò di canti ed inni; sventolarono   i   più   vari  vessilli   portati a un popolo immenso; numerose le Confraternite; cavalli e cavalieri e, in particolare, le nove principali Confraternite formate da stuoli di Confratelli e Consorelle e poi i membri degli Ordini Religiosi: i Cappuccini, i Minori Terziari, i Minori Osservanti, i Carmelitani, i Conventuali, gli Agostiniani, i Domenicani, i Salvatoriani, i Cassinesi, i Canonici Lateranensi; poi i Governatori delle città e i loro Consigli; infine il Vescovo pose la Corona sulla fronte della Vergine mentre risuonavano lieti canti e suoni festosissimi. In piazza era stato costruito provvisoriamente un altissimo obelisco in legno e due fontane zampillanti di acqua purissima.
Non parliamo dell'addobbo della Chiesa che non si può descrivere; quando i Principi e i grandi della città furono assisi sui loro seggi, circondati dalle milizie d'ordine e di onore, il primo cittadino, ben gualdrappato, si recò altrono dove era collocata la corona d'oro, la prese su un piatto d'argento e l'offrì, genuflesso, al nostro p. Generale Lucchesini che l'accettò promettendo di fare osservare le condizioni che erano state stabilite il giorno  prima in un pubblico  documento;  il Generale passò la Corona al Vescovo, in abiti pontificali e assistito dalla sua corte, che si appressò all'Immagine la quale venne scoperta tra gli applausi entusiasti della folla commossa; all'esterno intanto fuochi d'artifizio e cannonate a salve; in Chiesa fu intonato il Te Deum di ringraziamento.
Terminato il rito, il Corteo fece ritorno alla Cattedrale; qui ancora canti e discorso di circostanza mentre all'esterno risuonavano le musiche e scoppiettavano i fuochi artificiali di gioia. Le feste si prolungarono durante tutta l'Ottava che fu predicata da insigni Oratori Servi di Maria e vi furono, secondo l'uso del tempo, importanti dispute accademiche.
Di questo avvenimento scrisse una relazione e la affidò alle stampe, nel 1675, l'Abate Dr. Giacomo Certani, Teologo della Collegiata e Professore di Filosofia Morale nella Università di Bologna.
Essendosi sviluppata in modo veramente eccezionale la devozione alla Madonna della Chiara con affluenza continua e sempre crescente di fedeli che venivano anche per ricevere i Sacramenti e specialmente per confessarsi da quei Padri, la pia Duchessa di Modena ed il Principe di Reggio rivolsero una fervida supplica, in data 19 Febbraio 1699, al Cardinale Comprotettore dell'Ordine, l'Eminenza di Santa Croce perché volesse interporsi presso il Santo Padre per ottenere per questa Chiesa il Privilegio speciale di alcuni Penitenzieri « a similitudine della gratia fatta altre volte dalla Santa Memoria di Urbano 8° alla SS.ma Annuntiata di Firenze », la stessa supplica venne ripetuta il 1° Marzo dal Vescovo di Reggio Mons. Giovanni Agostino Marliano che così in essa si esprimeva: « Nel corso, hormai di sette anni, che mi trovo a servire questa Chiesa di Reggio, le mie maggiori consolazioni sono venute nel vedere del continuo il gran concorso, non solo de' popoli di questo   Stato, ma  di  forestieri   anco   remoti alla devotione di questa miracolosa e celebre Imagine che si conserva nel nobile Tempio nominato della Madonna della Giara, offitiato da' Padri della Religione Servita ».
Si ricorderà l'accordo stipulato nel 1636 fra i Religiosi e i Governatori laici della fabbrica di N. Signora circa l'amministrazione delle entrate del Santuario; dopo circa 50 anni di pacifica convivenza, nel 1685, sorsero gravi dissidi tra loro per cui l'osservanza regolare ne ebbe molto a soffrire; il contratto era stato pubblicato nel 1682 e ristampato a Modena in quest'anno 1685. Per calmare le acque fu chiesto l'intervento del Serenissimo Principe Luigi d'Este Governatore di Reggio Emilia;  e vi riuscì.
Tra il 1598 e il 1630 il Convento ospitò abitualmente una quarantina tra Sacerdoti e Fratelli Conversi. Nel 1604 nel Convento di Reggio fu istituito anche il Noviziato che però durò soltanto pochi anni; fu poi riaperto e stentò ancora a mantenersi, quando il Convento ospitava circa 25 Religiosi, finché, nel 1682, ospitò anche i Novizi del Convento di Milano ed anche gli altri degli Stati del Duca Francesco II d'Este che aveva dato ordine di convogliare gli aspiranti per l'anno di prova a Reggio Emilia: così i Novizi furono una ventina. In tempi più recenti la Casa fu sede per gli studenti liceali della Provincia. I Frati rimasero a Reggio Emilia fino alla soppressione francese del 1797; però, nel 1783, era già stato soppresso il Convento Servita del SS. Salvatore di Modena e quei Religiosi, in numero di nove, vennero accolti fraternamente dai loro Confratelli di Reggio Emilia; da sottolineare, in queste malversazioni cui si associò il Duca Ercole 3° d'Este, che i migliori volumi delle biblioteche dei nostri Conventi vennero scelti ed asportati. Furono tempi drammatici e pieni di paure e di miseria per tutti i Religiosi; per i nostri di Reggio, di fronte alle prepotenze del Duca, il Priore, Fra Francesco Maria Pecchioni, nel 1786, precisa e tiene a far sapere i benefici che distribuisce alla gente; comunque, « dopo quattro secoli di preghiere e di carità per il popolo reggiano, il 23 Febbraio 1797 fu soppresso il Convento dei Padri Servi di Maria di Reggio, l'arredamento venduto all'asta e il patrimonio aggiudicato alla Nazione ».
I Servi tornarono a servire nel loro bel Santuario nel 1927 e precisamente il 3 Luglio; dopo 130 anni di assenza, essi rientrarono nella loro Chiesa cantando l'inno alla Vergine «Salve Regina» ed appressandosi processionalmente al Suo Altare; erano   numerosissimi, venuti da ogni parte della Regione; non come nel 1619 quando i Frati, guidati dal Generale Baldassarre Bolognetti, erano circa 400 ma, questa volta, con a capo il Generale Moore ed il Provinciale Borgognoni, era presente un bello stuolo di gioventù servitana; anima del gioiosorecupero di questa bella Chiesa fu il p. Agostino Bellezze che secondò il desiderio del Vescovo, davvero ricordevole con gratitudine dai Servi, Mons. Eduardo Brettoni.
In occasione del rientro dei Servi di Maria in Reggio Emilia, l'Ordinario diocesano diffuse una nobilissima notificazione a tutta la Diocesi:   « Per il giorno 3 del prossimo Luglio è fissato il ritorno dei Padri Servi di Maria alla custodia e ufficiatura del Tempio della Beata Vergine della Ghiara; io saluto con compiacenza questo avvenimento come una grazia del Cielo che corona il mio desiderio e le mie sollecitudini per assicurare a quel Tempio un'assistenza quale era necessaria all'incremento della pietà cittadina verso la miracolosa Immagine di Maria ivi venerata ».
Dopo aver reso omaggio ai Sacerdoti che nel frattempo avevano curato la Chiesa e la devozione, i RR. Cesare Gambetti e Giovanni Rigattieri, così continua il Vescovo: « Ma è pur da riconoscere che la magnifica reggia, preparata dai nostri antenati in questa città alla Regina del Cielo, richiede un servizio tale, che nelle presenti condizioni di scarsità del Clero e di penuria di altri mezzi, non si sarebbe potuto avere se non da una famiglia religiosa ».
« Siano dunque benedetti i buoni Servi di Maria che vengono a prestare la loro servitù filiale alla loro e nostra Regina e Madre. Essi riprendono un ufficio che il loro inclito Ordine ebbe già fino dalla prima origine del Tempio; e noi siamo certi che lo eserciteranno con tutto quell'amore pio e diligente che' è nello spirito e nelle costanti tradizioni dell'Ordine stesso, come vediamo avverarsi in altri magnifici Santuari a loro affidati.
Faccia la Vergine Santa che questo ritorno alla Ghiara dell'Ordine Servita, come è segno delle migliorate condizioni dei tempi, così anche rechi tra noi un miglioramento nella pratica della vita cristiana sotto la speciale protezione di Maria » -Edoardo Vescovo.
Il ritorno dei Servi nella loro Chiesa della Ghiara non fu però senza difficoltà; dal 1820 al 1864 i Francescani Minori avevano funzionato il Tempio in assenza dei Servi e ora- fecero forte opposizione al loro ritorno; comunque vennero risolte, anche se non troppo facilmente, tutte le difficoltà  e  il   16   Luglio   1930   la  Sacra Congregazione dei Religiosi emanò il Decreto per l'erezione canonica del Convento dei Servi della Madonna della Ghiara in Reggio Emilia.
Durante l'Anno Mariano del 1954, dietro supplica da parte dell'Ordine, presentata dal Procuratore Generale p. Fra Gabriele Roschini, il Santo Padre Pio XII dichiarò Basilica Minore la Chiesa della Ghiara; a questo proposito si descrive la medesima nelle sue linee architettoniche essenziali: la pianta dell'edificio è a croce greca; larga nell'interno m. 45; lunga m. 57 per l'aggiunta del Coro nel braccio di ponente: la bellezza del tempio risultaconsiderando che la sua pianta, nelle debite proporzioni, è la stessa di Michelangelo per S. Pietro in Roma prima che il Maderno ne riducesse l'effetto portandolo a croce latina; la magnificenza della Ghiara risulta soprattutto dalla superba decorazione che, iniziata nel 1615, fu terminata solo nel 1650.
Colla restituzione all'Ordine il Santuario della Ghiara è tornato alla sua Provincia Romagnola, però bisogna notare che questo Convento appartenne fino dall'origine e fino alla soppressione francese alla Provincia Lombarda.
Il Tempio della Madonna della Ghiara, a chi lo guarda dall'esterno, si presenta con linee classiche: all'ordine dorico nella parte inferiore del Tempio, è sovrapposto un ordine jonico fino all'altezza delle Cappelle; la cupola è di ordine corinzio all'esterno e composito all'interno.
Gli ornati delle porte minori furono costruiti a spese delle Parrocchie di Bibbiano, Roncolo e Quattro Castella, in riconoscenza per essere state preservate dalla pèste, nel 1631; quello della porta maggiore a spese dell'arte dellaseta di Reggio fu compiuto nel 1642.
L'elegante   facciata   in   laterizi,   a   due ordini, è spartita da lesene e animata da trifore; ha tre portali secenteschi, di cui il mediano è sormontato da un bel bassorilievo con la Madonna della Ghiara, di Salvatore da Verona.
L'interno, illuminato elettricamente, nello stile del tardo '500, a croce greca con prolungamento absidale, con volte a botte, cupola centrale e quattro minori sulle Cappelle agli angoli della croce, è di effetto grandioso per l'equilibrio di masse e ricchezza di decorazione. Gli Altari, ricchi di marmi e di statue, palesano l'incipiente barocco. Gli affreschi, di scuola bolognese, che ornano le volte, svolgono un unico concetto: l'esaltazione di Maria, adombrata nei soggetti tolti dal V. Testamento. - 1° Braccio (A): sulle acquasantiere davanti al portale mediano, S. Prospero L'Immacolata, statuette in bronzo di squisita fattura (la seconda fu disegnata da Paolo Magnavacchi); nella volta: la mansuetudine la fede; Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso; Abramo che serve gli Angeli; Rebecca e Eleazaro, affreschi di Luca Ferrari (1544-1646). La Cappella d'Angolo (B): nella cupola. 8 virtù e 8Angeli che adorano Dio; nei pennacchi, Isaia. Daniele, Ezechiele, Geremia, affreschi di Camillo Gavassetti(1630). - 2° braccio (C): nella volta, Abitatile che presenta vettovaglie a David, Giuditta e Oloferne. Ester e Assuero e altre figurazioni, di Lionello Spada. Ricchissimo Altare della Madonna (D), di G.B. Magnani (1615).ornato di statue e bassorilievi; 4 colonne in oietra di paragone con basi e capitelli in bronzo dorato sostengono l'ancona contenente l'Immagine della Madonna col Bambino, su disegno di Lelio Orsi. Davanti all'Altare, 5 grandi lampade d'argento (la maggiore è di P. Magnavacchi su disegno di Lodovico Benedetti (1473-1536); ai lati, due candelabri di.bronzo, di Vincenzo Morenghi - Nella 2.a Caopella d'angolo (E), al 1° Altare, a d., la Madonna di Loreto e i SS. Girolamo e Giovanni Battista, di Lionello Spada o di Sebastiano Vercellesi; al 2° Annunciazionedel Tiari-ni; nella cupola, gli Evangelisti 8 Ordini Religiosi, con Virtù relative, affresco di Pietro Desani (1642). - 3° Braccio (F): nella volta, Debora e Baruc, Samuele offerto dalla madre al Sacerdote, Abisag che serve David, David con l'arpa, S. Michele che fuga il demonio, Salomone in trono, affreschi del Tiarini (1618). - Presbiterio (G): in fondo all'abside, grandioso organo, di A. Traeri; nel catino, Assunzione, del Tiarini (1624).
In fondo al coro, nel 1798, era stato collocato un alto basamento sul quale si ergevano quattro colonne d'ordine corinzio portanti una cornice contenente un quadro rappresentante l'Annunziazione della Beata Vergine; il basamento e la cornice furono costruiti su disegno di Domenico Marchelli, mentre il quadro era opera di CarloCaliari Veronese. Costui era figlio del celeberrimo Paolo Veronese e dava prova di poter superare la valentìa del padre, ma morì ad appena ventisei anni.
3.a Cappella d'angolo (H): al 2° Altare, S. Giorgio condotto al martirio S. Caterina svenuta, di Ludovico Carracci; nella cupola i Dottori, le 8 Beatitudini, la Potestà spirituale, di Carlo Bononi (1622) - 4° Braccio (I): nella volta, Rachele al pozzo, Giaele e Sisara, l'esercito di Faraone sommerso, la purità, la verginità, affreschi di Luca Ferrari; sull'Altare in città (L), eretto a spese del Comune, su disegno di G.B. Magnani. Cristo in croce consolato dall'Angelo, del Guercino (1624). - Per una porta a destra si entra nella SAGRESTIA, in cui si custodisce un complicato orologio secentesco, costruito dal P. Cherubino da Reggio: segna i giorni, la luna, le fasi dello zodiaco,Peoatta ecc. Nel locale opposto il TESORO, ricco di opere di notevole pregio, tra cui una pace, disegnata da Lelio Orsi 1569), una croce astile, ostensori, reliquiari, calici, 6 candelieri in argento sbalzato, gioielli, ex-voto, paramenti e ricami. - 4.a Cappella d'angolo (M): nei pennacchi, le 4 Sibille, negli scomparti della Cupola, le virtù e 8 Angeli con i simboli della passione, mirabili affreschi del Tiarini. -Cupola centrale (N):   nei pennacchi,Elemosina, Religione, Carità, Orazione; nel tamburo, i 4 Patroni della città 4 Santi Servi di Maria; nella calotta,8 personaggi del vecchio testamento Apoteosi della Madonna, affreschi a colori e a chiaroscuro di Lionello Spada; gli ornati e le prospettive   sono   di   Tommaso   Sandrini.
La Basilica si affaccia sul Corso Garibaldi, mentre la città ha dedicato ai Frati della Madonna una strada, il Vicolo dei Servi che corre sul fianco destro della Chiesa.
La torre campanaria venne costruita contemporaneamente alla Chiesa e avrebbe dovuto essere in marmo; ma non fu neppure terminata. Le cinque campane, le migliori di Reggio, furono pagate con le offerte raccolte da un certo Pietro Ba-tino, con la vendita di ex-voto, con le offerte di osti reggiani e dei fornai della città (la seconda è detta la fornara); la quinta si chiama la muta perché fusa in ricordo del miracolo della Madonna in favore   del  mutolo   Marchino   nel   1596,
Nella Diocesi di Regio esistevano altre case minori dei Servi di Maria: Montecchio, Scandiano, Sassuolo e S. Martino in Rio; anch'esse subirono la sorte del Convento della Ghiara.
Ricordiamo ora i nomi più notevoli di Frati che vissero nel Convento della Ghiara o che in Reggio Emilia ebbero i natali e si becero Frati dei Servi di Maria: Vitriani Fra Giovanni, nativo di Reggio Emilia, si fece frate dei Servi e, nel Capitolo Generale del 1554 tenutosi a Verona, fu eletto Procuratore Generale dell'Ordine. Dotto e prudente, fu incaricato, insieme al p. Mazzocchi, della revisione delle Costituzioni dell'Ordine. Fu Teologo del Card. Luigi D'Este il quale, in segno di riconoscimento, nel  1574, gli ottenne da Gregorio XIII la dignità di Abate titolare della celebre Abbazia di PontignyFra Arcangelo da Reggio Emilia, nacque in quella città all'inizio del '600, fu Servo di Maria e musico di grande valore; in tale arte fu discepolo del celebre musico servita Fra Salvatore da Modena al quale successe come Maestro di Cappella, per molti anni, nel Duomo di Siena e lasciò varie composizioni musicali; fu anche Maestro in Teologia e, nel 1576, Provinciale della Provincia Lombarda. Morì verso il 1580. Fra Clemente Castri; nativo di Reggio Emilia, entrò fra i Servi di Maria della Ghiara e fu Maestro in Teologia e non trascurabile letterato; détte alle stampe nel 1649, in Reggio, presso l'editore P. Vedrotti un fascicolo intitolato «Panegirico dell'attioni più gloriose di S. Rocco composto... in occasione della di lui festa, celebrata dalli Confratelli d'esso santo »; sono versi italiani e latini, epigrammi ed anagrammi in lode di S. Rocco di OrazioParisetti priore della Compagnia di S. Rocco in Reggio Emilia e del suddetto Castri . Morì nel 1654. Di Reggio Emilia fu anche Fra Ottavio Castri (non sappiamo se parente del precedente) che, nel 1671, stampò in Padova, presso Giacomo Cadorini, un elogio del Generale dei Servi V. Lucchesini: « Panegyricus in laudem VincentiiLucchesini, generalis servorum ».
Fra Cherubino Ranzaniuomo di eccezionale valore, cui abbiamo già accennato, che illustrò veramente il suo Convento della Ghiara in Reggio Emilia, per le sue doti di virtù religiose e d'intelligenza. Nacque a Reggio nel 1582 ed ancora molto giovane entrò tra i Servi della Ghiara. Frate osservantissimo« fu anche chimico, astrologo, matematico e conoscitore profondo di altre arti. Come saggio della sua arte meccanica, ci lasciò il famosoorologio  che  si   conserva  nella  Sagrestia della Ghiara e, per illustrare questo ingegnosissimo e mirabile lavoro di meccanica, pubblicò un giornale eterno (Saccani), ossia: Giornale eterno et giri perpetui del sole e della luna...Sono due tavole pubblicate nel 1646 ». - Quest'opera, da lui definita Calendario e lunario perpetuo, suscitò nei contemporanei grande stupore e meraviglia. Da lui ideato, venne costruito da Francesco Chiesi e finemente lavorato a bulino nei dischi sovrapposti dal celebre incisore reggiano Bernardino Curti, nel 1646. - Il Ranzani ideò anche l'Orologio della Torre, oggi scomparso. - Egli inoltre fu di valido aiuto agli studi storici dell'origine, dei progressi e dei miracoli della prodigiosa Immagine della Madonna della Ghiara. Morì nella sua Reggio nel 1675 a93 anni (167). Fra Paolo Cardi, morto nel Convento della Ghiara di Reggio Emilia nel 1755. Maestro in Teologia, fu anche Provinciale della sua Provincia Lombarda, cui apparteneva il Convento di Reggio, Segretario Generale dell'Ordine, Consultore del S. Uffizio e scrittore ferace. Pubblicò varie vite dei santi dell'Ordine, lavori di critica e di liturgia, ma soprattutto è noto agli studiosi delle cose dell’Ordine per la sua difesa del p. Giovanni Battista Mezzetta dei Servi e del suo allievo G. Martino Modanesi, fenomeno di scienza infantile, -Fra Filippo Alessandro Santagata,nato a Reggio Emilia e vissuto sulla fine del seicento e nei primi del settecento; non si conoscono le date esatte di nascita e di morte. Teologo, poeta e oratore; Maestro in Teologia; fu Provinciale della Lombardia e Teologo del Duca di Parma e Piacenza Francesco I Farnese; stampò diversi lavoretti, in prevalenza di oratoria, elegantissimi e ricchi di dottrina; nel 1718 ebbe l'onore di tenere, il Venerdì Santo, un discorso nell'Aula Pontificia «al Sacro Collegio degli Eminentissimi Cardinali » sul tema: «Il Discepolo Maestro ». In uno dei suoi discorsi recitò, in latino, una singolare e bellissima «Ave Maria » alla Madonna Addolorata di sua composizione. Una curiosità nella sua vita: non riusciva a pronunziare la lettera « R » per cui evitava, per quanto possibile, le parole che la contenevano e, per questo motivo, scrisse e recitò vari discorsi nei quali questa lettera non compariva mai, come p.e. quello intitolato « l'amico mal corrisposto », stampato a Perugia nel 1717 e ristampato a Venezia nel 1742. Fra Domenico Ferreri (+ 1650) di Reggio Emilia che fu Provinciale dei Servi in Lombardia e autore di opuscoli ascetici, storici e morali fra i quali uno, « Corona sacra di gioie pretiose fregiata d'eroiche virtù, dedicata alla Regina del Cielo da i suoi devoti... Compendio historico etc. », dedicato « ai venerabili confratelli della Compagnia dell'habito dei Servi, sotto il titolo dei sette dolori di Maria Vergine ». Fra Ottavio Maria Grandi, di Reggio Emilia, vissuto nel sec. XVII, fu valente musicista e consegnò alle stampe « Sonate per ogni sorta di stromenti... ». InVenetia, 1628; opera seguita ad una prima che non si ritrova.
Nel Convento di Reggio Emilia ebbe la sua sede anche uno studio della Provincia Lombarda per l'educazione intellettuale dei giovani Frati dei Servi, candidati al Sacerdozio; lo si desume, tra l'altro dai Registri del Generale p. Fra Giov. Angelo Montorsoli (1600) e del Generale Arcangelo Tortelli (1600-1601) da Parma. Nello stesso Convento vennero celebrati anche alcuni Capitoli Provinciali della Provincia Lombarda, come, ad esempio, quello dell'I 1 Aprile 1625 presieduto dal Vicario Generale in carica Fra Filippo Ferrari d'Alessandria (1624-1625) e quello del 24 Maggio 1650 presieduto dal Generale Fra Ippolito Bazzani da Ferrara (1643-1652).
Di qui passarono anche, sia per motivi d'ufficio che per la felice posizione viaria della città, molti illustri personaggi e si fermarono in Convento uomini insigni dell'Ordine tra i quali molti Generali, ad esempio:  Fra Giacomo Tavanti (1576-1582) che vi soggiornò, anche in Visita Canonica, il 20 Maggio e il 24 Settembre 1580, e poi il 17 Aprile 1582; il p. Fra Giovannangelo Montorsoli (1597-1599) passò dal Convento di Reggio, anche per Visita Canonica, il 22 Settembre 1597 e il 26 Maggio 1598 (confermandovi il Priore Fra Giulio o Girolamo da Novellara) e poi 10 Ottobre 1599 quando invece vi depose il Priore Fra Girolamo (o Giulio) da Novellara e riunì i Frati che, il 6 Novembre successivo si sottoscrissero, avevano aderito alla vita regolare. Già nel '500 vi era passato anche il Generale Agostino Bonucci d'Arezzo (1542-1553) in Visita Canonica.
L'Immagine della Madonna della Ghiara di Reggio Emilia fu così presto conosciuta e venerata che la sua copia era desiderata anche dai fedeli lontani e dalle case religiose; troviamo nel secondo libro delle memorie del Sacro Eremo di Monte Senario: Agosto 1600, « A dì 6 il Reverendo padre Maestro Zanobi à dato a questo luogo un ritratto della santissima Madonna di Reggio ».
Ricordiamo qui, ma l'abbiamo già detto in altra parte, che nel Convento dei Servi di Reggio Emilia, morì nel 1622 il dotto e santo Frate, fecondissimo scrittore e predicatore eccellente p. Fra Arcangelo Ballottini che era stato Provinciale della Romagna, Priore di questo Convento; nativo di Bologna.
fonte: http://www.prg.servidimaria.net/